Come si vince l’ansia da quarantena – Intervista a Marco Pacori

L’epidemia di coronavirus spaventa e provoca ansia da costrizione. Come combatterle? E’ importante mantenersi impegnati in lavori manuali e dormire bene.

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Nel contesto di crisi attuale si sta ponendo l’attenzione sulle criticità e difficoltà economiche che sta avendo l’Italia nel rimettersi in carreggiata nel post Covid-19, tralasciando però l’importante impatto psicologico che questo virus sta avendo sulla dimensione più personale e relazionale tra le persone. Ne abbiamo parlato con Marco Pacori, psicoterapeuta esperto di comunicazione non verbale, ipnosi e psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei), che nel suo libro “Il linguaggio segreto dei sintomi”, edito da Sperling & Kupfer, approfondisce le interazioni tra il sistema nervoso centrale, endocrino e immunitario e il loro effetto sul comportamento umano. Con la sua prospettiva che va ben oltre quella psicologica, vogliamo descrivere uno scenario a 360° di quella che è la crisi che stiamo affrontando.

Che impatto psicologico sta avendo sulle persone il Covid-19 e la conseguente crisi economica?

In quanto psicoterapeuta ho modo di testare personalmente l’impatto che questa crisi sta avendo, perché lo percepisco dallo stato d’animo dei miei pazienti. Oltre alla paura del virus, c’è l’ansia da costrizione. Tutta questa situazione fa scaturire ansia e panico generalizzati. E ancora: claustrofobia, sensazione di essere in balia di una malattia mortale verso cui non abbiamo armi. La gente è estremamente spaventata non solo dal virus e dal modo in cui è stata diffusa la notizia, ma anche dalle restrizioni imposte e dalla disinformazione e informazioni poco chiare al riguardo. Oltre allo sviluppo di disturbi emotivi, si sono inevitabilmente sviluppate idee paranoidi, come ad esempio che il virus è stato appositamente generato per creare una crisi economica mondiale.

Stress da quarantena - Lavori manuali, dormire bene, poche news: come si vince l’ansia

Come si evolverà questa situazione e quale scenario prospetta nella fase 2?

Credo che in un primo momento, essendosi le persone abituate a essere trincerate, saranno spaventate e in stato di allarme, tanto che non riusciranno a godersi la libertà che verrà loro restituita. A meno che non intervengano le istituzioni – cosa che non hanno fatto finora -, dicendo che possono sentirsi più liberi e rimarcando il fatto che esistono possibili terapie. Finché non verranno date informazioni chiare, tutti rimarremo nello spavento.

Quali errori sono stati fatti da parte delle istituzioni in tema di comunicazione?

Da parte delle istituzioni mi sarei aspettato sicuramente una comunicazione più chiara, precisa, meno improvvisata e contraddittoria. Soprattutto perché disponevano già del possibile scenario dato dall’esperienza cinese. Poi sono chiaramente dilagate fake news, diffuse attraverso i social, che ovviamente hanno a loro volta alimentato questo stato di disagio. In definitiva penso che il malessere della gente sia riconducibile alla modalità nebulosa di veicolazione delle informazioni da parte dei media: il trasporto delle bare di Bergamo, le presunte fosse comuni a Milano per citare degli esempi. Tralasciando, poi, le notizie confortanti e speranzose come ad esempio le sperimentazioni contro il virus che stanno avendo effetti positivi oppure semplicemente parlando di prevenzione e su come rinforzare il sistema immunitario.

Il fatto che ci siano degli psicologi nella task force di Colao la fa ben sperare?

So che una di queste persone è un cattedratico. Io credo che la figura fondamentale che può fare la differenza sia lo psicoterapeuta, che tasta il polso della gente, non uno che tratta concetti, dati e statistiche, ma una persona che percepisca la sofferenza della gente e che sappia come gestirla.

Che strumenti possono avere le persone per vivere al meglio questo periodo?

Ovviamente non c’è nessuna “ricetta”, ma ad esempio non ascoltare continuamente notizie e aggiornamenti sull’andamento della pandemia potrebbe essere un buon punto di partenza. Informiamoci, ma ogni due-tre giorni. Seguire aggiornamenti quotidiani, amplifica l’ansia. Sarebbe opportuno affidare a un famigliare o a un amico più forte e stabile emotivamente il compito di darci le nuove informazioni. L’atteggiamento migliore è tenerci a distanza e avere la percezione di poter tornare alla normalità.

Basta questo?

E’ importante anche tenersi occupati. La maggior parte delle persone tende a non fare niente, guardando solo tv e notiziari. Sarebbe invece opportuno che occupassero il tempo con attività pratiche e manuali. È stato condotto un esperimento su due gruppi di persone a cui è stato chiesto di lavare i piatti: a un gruppo è stato richiesto di lavarli normalmente, all’altro di essere assorti su quello che stavano facendo, concentrandosi su ogni sensazione. Si è scoperto come il secondo atteggiamento dia luogo a uno sgombero della mente simile a quello che si ha durante una meditazione.

Quale altro suggerimento si sente di dare?

Il mio suggerimento è occuparsi dei lavoretti domestici che si sono trascurati. Un ulteriore sforzo è quello di tentare di ripristinare il ritmo sonno-veglia. È buona regola, infatti, andare a letto prima di mezzanotte per avere modo di fare un sonno profondo, che ha effetti estremamente positivi sia sul piano mentale sia su quello immunitario.

Che vantaggi offre un sonno ristoratore?

Si arriva a una fase denominata “sonno delta”, in cui l’ansia viene azzerata. Se invece si va a letto troppo tardi, il nostro sonno sarà ritardato e di qualità scadente. Per di più si è scoperto che sul piano immunitario dormire bene fa sì che vengano rilasciate dai linfociti delle molecole, note come integrine, che “etichettano” gli agenti patogeni. Quindi, più dormiamo bene, migliore sarà il nostro sistema immunitario.

Luca Brambilla

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