“Limiti del nostro udito. Si odono solo le domande alle quali si sia in condizione di trovare una risposta.”
Friedrich Nietzsche
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Il nostro cervello e forse in realtà anche il nostro ego, sembrano cancellare dall’orizzonte tutte quelle domande alle quali non sappiamo dare risposta; motivo per cui rischiamo di procedere in una continua dinamica di profezia che si auto-avvera: dalla domanda di cui conosco la risposta, ottengo la risposta che mi attendo; e quest’ultima suggerisce una successiva domanda alla quale so dare risposta.
Sarebbe bene invece considerare con attenzione le domande per le quali non si abbia già pronta una risposta: soprattutto queste sarebbero le domande da conservare nella memoria, per portare con noi il loro interrogativo e per cercare con pazienza di rispondere. Probabilmente scopriremmo che ci è difficile trovare una risposta esauriente; ma quel tanto o poco che riusciremmo a dire sarebbe frutto della nostra ricerca e avrebbe quindi grande valore per noi; forse anche per gli altri.
L’invito a lasciare aperta la domanda si oppone, nella sua ragionevolezza, a una tendenza impulsiva del nostro cervello, della quale spesso non ci rendiamo conto: dal punto di vista neuroscientifico infatti, ogni domanda implica una curiosità che equivale alla scoperta di una lacuna, da colmare al più presto, non importa come.
La disponibilità a lasciare aperta la domanda ci allena a superare l’impulso di racchiudere la questione in una risposta affrettata; ci abitua così a non accontentarci di risposte superficiali e ci sollecita a cercarne altre più profonde. Solo in questo modo possiamo dare a noi stessi delle risposte di qualità.
Il brano che avete letto è stato tratto dal libro Comunicazione Strategica – Le origini del Metodo O.D.I.® del Prof. Luca Brambilla – ed. FAG.
Luca Brambilla