L’ottimismo è un’attitudine: come imparare ad esserlo?

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Tutti conosciamo qualcuno così allegro da essere quasi fastidioso. E se è vero che alcune persone sembrano essere più positive di altre, l’ottimismo è comunque qualcosa di non direttamente connesso la personalità, quanto piuttosto è un’attitudine da apprendere.

Con un po’ di pratica possiamo infatti stravolgere strategicamente il “pregiudizio della negatività” del cervello, vale a dire quella tendenza che alcune persone hanno a guardare verso il lato negativo delle cose. Ma sembrerebbe, secondo recenti ricerche, che la nostra personalissima classificazione e divisione tra ottimisti e pessimisti non sia così fissa come suggeriscono tali etichette di identitarie.

La negatività non è di per sé una brutta cosa, anzi, ci aiuta a prestare maggiore attenzione alle minacce e ai rischi, proteggendoci. Tuttavia, essere in grado di calibrare la nostra mente verso l’ottimismo, attiva le aree del cervello coinvolte nella risoluzione dei problemi, comportando, tra le altre cose, anche la riduzione dello stress. Tutto ciò è un grande aiuto quando ci troviamo nel mezzo di un processo decisionale: è possibile così vedere le opzioni in modo più chiaro e scegliere paure o emozioni irrazionali.

Nel corso di mesi e anni, il pensiero negativo e il pessimismo possono però diventare una pericolosa abitudine del cervello, che può renderci più inclini a sentirci sopraffatti e affaticati. I pessimisti, ad esempio, hanno una visione degli eventi futuri pari a quella degli eventi negativi realmente accaduti: così facendo si tende per esempio ad associare a qualunque persona o attività che non conosciamo un valore negativo, cosa che potrebbe offuscare il nostro giudizio e rendere più difficile riconoscerne pregi e qualità. Per lo stesso principio gli ottimisti sono più fiduciosi di avere successo e tendono a impegnarsi maggiormente in quello che fanno, aumentando quindi le loro possibilità di successo.

L'ottimismo è un'attitudine: come imparare ad esserlo?

Come possiamo insegnare al nostro cervello a pensare positivamente?

Sembra scontato ma basta semplicemente prendere coscienza del proprio pregiudizio di negatività: basta identificare uno schema di pensiero negativo del tipo “sono preoccupato” o “quest’ansia mi sta assillando da tutta la mattina”. A questo punto è utile provare ad analizzare quello che ci assilla catalogando i punti di forza, le debolezze, le opportunità e le minacce di una determinata situazione. Una volta vagliati tutti questi rischi potenzialmente legittimi, è ora di spostare la concentrazione verso l’ottimismo. Come?

Innanzitutto bisogna calmare la mente, chiudendo gli occhi e concentrandosi su dove percepiamo l’aria che si muove nei polmoni. Quando la mente vaga, bisogna riportare l’attenzione sul respiro. Dopo essersi concentrati sulla respirazione per un minuto, è importante focalizzarsi sui pensieri, impedendo tutte le convinzioni autolesionistiche o pessimistiche che vengono in mente: non serve preoccuparsi del perché questi pensieri negativi siano lì, è sufficiente osservarli.

A questo punto non serve altro che immaginare il miglior risultato possibile con il maggior numero di dettagli possibile: dov’è questa scena? Chi è presente? Cosa stiamo dicendo e cosa stiamo facendo? Quali sono le risposte di altre persone, direttamente nelle loro espressioni facciali o nelle azioni che intraprendono? Più diventeremo pratici in questa routine ogni volta che ci sentiamo pessimisti, più sarà facile e veloce focalizzarsi sull’ottimismo.

La Redazione